Pinocchio in lockdown

Chiuso in un appartamento poco prima di traslocare a causa del lockdown, un personaggio parla con se stesso ma anche con il mondo esterno. Lontano dalla sua città per impegni di lavoro e dalla sua compagna che gli confiderà di essere incinta, gioca per vincere la solitudine e l’impossibilità di uscire.

Qualsiasi elemento concreto o sonoro diventa pretesto per reagire e immaginare altre vite.

In questo isolamento forzato, come un moderno Geppetto, “costruisce” un imprevedibile rapporto tra genitore figlio/a, attraverso un gioco teatrale, in cui la favola di Pinocchio accade, quasi involontaria, citata; mentre sullo sfondo si susseguono buffe, le dinamiche che tutti abbiamo vissuto durante l’isolamento. Tra videochiamate, canzoni sul balcone e incidenti della vita quotidiana, questo futuro padre, sperimenterà la complessità e la bellezza di un nuovo rapporto, di una paternità sognata e una libertà ritrovata. Un attore. Solo. Pochi elementi scenici che caratterizzino l’interno di un appartamento pronto per un trasloco, Suoni e interventi sonori esterni. Musica. Un gioco di luci sobrio ma preciso. Elementi scenici al servizio del gioco d’attore. Alcuni momenti di teatro d’oggetto. Una recitazione ludica, comica, poetica.

Al di la’ del muro

“La mia generazione è cresciuta insieme a muri che crollavano, le nuove generazioni insieme a muri che ricrescono”.

Ho così deciso di sviluppare questa considerazione e proporre uno spettacolo, senza moralità né pregiudizi, a giovani e a adulti, nel quale due personaggi, due essere reali e astratti al tempo stesso, si ritrovano, costruiscono, distruggono e vivono davanti e attorno a un muro.

Oggetto – riferimento essenziale dello spettacolo, questo muro sarà il perno drammaturgico per sviluppare tutte le contraddizioni e le possibilità di relazioni umane che esso scatena.
Un muro è una divisione, una chiusura, una barriera di comunicazione ma anche una difesa.

I due personaggi, con l’aiuto della luce, il silenzio o la musica e un video che trasforma la natura del muro, costruiranno lentamente un mondo di relazioni, tra conflitto e amore, comico e tragico, poetico e fantastico.

Il nostro obbiettivo sarà quello di sollecitare il pubblico per vivere “un’esperienza”, questa complessa emozione che ci attraversa quando ci si ritrova di fronte a un muro, quando lo si vede costruire o abbattere.
Ieri, come oggi, o domani , quando noi non ci saremo più ma i muri forse sì.

Nino D’Introna

Paracadute

“Paracadute” parla di due fratelli: uno che esiste e l’altro che è assente, uno che esiste e l’altro che è sognato; uno che esiste e l’altro sempre presente anche se ha cessato di esistere… Sottoforma di monologhi incrociati, questi due fratelli raccontano in parallelo la loro nascita, mischiano i loro ricordi per comporre la storia della loro famiglia e dei loro destini…

Yael Tautavel o l’infanzia dell’arte

Poiché tutti gli animali hanno abbandonato l’isola sulla quale abitavano, Gaetano racconta al suo fratello più piccolo Yael com’era la vita prima di questo vasto esodo. Ma come immaginare ciò che non si conosce?Per soddisfare la sua curiosità, Gaetano decide allora di portare suo fratello minore sulla “grande terra” e là potranno scoprire tutti gli animali che li fanno sognare.

Che gioia ritrovare l’ironia graffiante  e le parole spiritose di Stephane Jaubertie, che intinge la sua penna nell’inchiostro dei sentimenti, sempre al limite tra ridere e lacrime.

Che emozione tuffarsi in questa scenografia pura dove il regista sviluppa una tela immacolata, sulla quale si riflette l’anima dei personaggi. Un viaggio indimenticabile.

Quando si parla del lupo

Con la magia del Teatro e una regia scolpita, Nino D’Introna ci offre la sua visione di “Cappuccetto Rosso”. Non volendo privilegiare né la versione dei fratelli Grimm né quella di Charles Perrault rivisita con libertà questo favola mitica, destruttura il racconto per mettere in luce ogni angolo nascosto e ci sorprende ancora. Se la paura del lupo è il cuore  di questo viaggio iniziatico, l’ironia graffiante sorge dal più profondo della foresta. Irresistibilmente l’innocenza accompagna il pericolo, il riso e il dramma camminano mano nella mano. Abilmente disegnati i personaggi rivelano tutta la loro complessità e la loro umanità. Ogni età della vita è celebrata in questa storia senza fine.

Gli ultimi giganti

A Londra nel 1849, Sir Archibald Ruthmore compra un dente di una taglia impressionante. Convinto che appartenga a un gigante, questo studioso intraprende un pericoloso viaggio nella speranza di incontrare gli ultimi giganti del pianeta. La scoperta di questo popolo sorpasserà le sue attese ma la rivelazione della loro esistenza avrà delle conseguenze drammatiche.

Il racconto di François Place risuona con forza e poesia. Solo in scena Nino D’Introna ci trasporta in un percorso iniziatico tessuto di sogno e emozioni. La potenza della musica, la bellezza delle immagini trasposte dal libro e la profondità delle parole ci incantano.

Questa parentesi eccezionale ci invita a dare prova di maggiore umanità.